venerdì 26 aprile 2013
La Chiesa Oggi
Non mi piace questo Papa, lo dico subito senza troppi giri di parole. Non mi è mai piaciuto da subito, da appena si è sporto dalla finestra di San Pietro e anzi ho provato una sorta di nostalgia verso l'intelligenza del papa precedente.
Sono bastate due camminate e una corsa in auto " normale" per far(ci) dimenticare il predecessore, sono bastati due inchini, un crocefisso di ferro e "tanta poverta da ostentare" per farcelo subito piacere a prima vista. Complice di tutto i mass media, ma anche i fedeli accorsi. Al popolo sempre più povero piace vedere un "povero" al potere, è come loro...senza via di uscita.
Questo io contesto: " Che il cambiamento debba sempre e per forza passare per la povertà e da se stessi"! Tipico della filosofia di Loyola: " Chi vorrà riformare il mondo cominci da se stesso"
Sembrerebbe di primo acchito un comandamento all'insegna della bontà e della rettitudine, ma così non è.
La nostra società è fondata sullle leggi e sul rispetto di esse. Leggi fatte dagli uomini per governare gli uomini stessi, il proverbiale stato laico. ma noi pretendiamo si coerenza e rispetto ma non l'esempio, il santo, il conducator. Mi fanno ridere quelli su facebook che postano foto con aforismi di grandi politici oppure, peggio ancora, di presidenti che vivono da pensionati in cascine poverelle. Sono fatti loro, è un problema personale, per cambiare le cose i personalismo devono starne fuori, sono le leggi che contano.
Ripeto qui un mio breve concetto di cui sono fermamente convinto:
Credo fermamente che per riformare una istituzione o per lasciarne un'impronta che funzioni nel tempo ci vogliano persone perbene, Il resto è temporaneità.
Però quello che non mi piace è il fatto che per cambiare bisognia per forza passare attraverso la povertà oppure tramite i suoi segni.
Non critico questo Papa anche se a me non piace, critico i giornalisti e gli opinionisti che per il fatto che rinunci agli agi significhi che sia la strada per il cambiamento.
Questo io rifiuto, come rifiuto la logica grillina che per cambiare i parlamentari debbano diventare più poveri.
Io non sono per lo status quo, chi mi conosce sa bene come la penso, ma non ho mai voluto intraprendere la strada dell' abbattere tutto. No, non voglio, lo devo a chi è morto per questa Repubblica.
Voglio allora persone perbene come i due presidenti di camera e Senato, non mi interessa se poi uno ha elogiato Berlusconi sulla lotta alla mafia, ma so che è nel partito opposto alla mafia stessa, eletto fra le fila di onorevoli che lottano per una Italia più giusta, attraverso le riforme democratiche.
Ed ecco allora che si sta prospettando un mondo, con queste due figure agli opposti, ma a favore della povertà del popolo quale condizione necessaria, che vuole andare a ritroso, dimenticare alcune importati scoperte scientifiche come i vaccini, visti come il male delle multinazionali, i cambiamenti climatici come unica opera dell'uomo perverso e tecnologico per imporre una filosofia di vita che si chiama DECRESCITA o decrescita guidata e sostenibile ( da chi?) credendo il progresso il male assoluto.
Portatore di questa filosofia è Casaleggio, vero e proprio guru di Grillo e del M5S, il quale si rifà alle teorie filosofiche di Serge Latouche( molto seguito in Italia dalla destra radicale a dalla sinistra antagonista) per un mondo che in sostanza rinunci alle proprie merci e ai propri agi. In che modo ancora non si sa ma il farsi vedere sempre dal popolo come portatore di "povertà necessaria al cambiamento" è già indice di chi deve rinunciare per primo, il resto poi si vedrà a decrescita avvenuta.
Lorenzo
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